Sul degrado a Milano #11

Marcello Pirovano
1 ago 2017
Tempo di lettura: 2 min

Ecco pronto un altro bel mucchietto di situazioni che di certo a tutto concorrono, tranne che a fare di Milano la città europea di cui a Palazzo Marino si riempiono la bocca dimenticando il fatto, di tutta evidenza, che spesso sono le piccole cose malfatte o trascurate da troppo, troppo tempo, quelle che irritano maggiormente e deturpano l’insieme.

Come il cavalletto con la solita irritante scritta “intervento rapido” che invece manca da molti mesi là dove, in via Ripamonti all’altezza del civico 99, scavalca il corso d’acqua.

C’è poi, altro fulgido esempio di disinteresse prolungato, la centralina all’incrocio tra vle Sarca e via Bianchi che i cittadini della zona mi dicono essere in attesa da mesi che venga sistemata. Non basta certo metterci un po’ di quello scotch bianco e rosso che sembra essere il solo modo di fare manutenzione e interventi riparatori a Milano.

Dimenticavo, in piazza Appio Claudio si vede solo un palo sdraiato in mezzo all’aiuola; il relativo cartello segnaletico è ben nascosto sotto i cespugli.

Ma quando si accorgeranno i supertecnici del comune che, visti i pali già caduti e quelli che, data l’inclinazione, cadranno presto, le fondamenta di così pochi centimetri sono insufficienti?

E infine, sempre a proposito di verde selvaggio che va deturpando mezza Milano, nessuno si vergogna di come è ridotto il muro di cinta dell’Ospedale di Niguarda, scrostato, con passaggi carrai arrugginiti e foresta equatoriale dilagante anche alla fermata dell’autobus? D’accordo. Un po’ di verde fa bene ai ricoverati e a chi va a trovarli, ma così non vi pare di esagerare?

A questo punto mi fermo per una pausa estiva che, come impegno, credo meritata. Ho comunque segnalato, ben più delle 50 situazioni di degrado promesse e altre sono pronte per settembre quando, al rientro, farò un giro di ricognizione per vedere, come diceva il vecchio sindaco Formentini se “qualcuno ha passato uno straccio”.

Ho paura che resterò molto, molto, molto deluso.

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