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Emergenza smog: coordinamento nullo, efficacia pochissima, polemiche tante, confusione troppa


Da come è scoppiato e da come viene affrontato quello dell’inquinamento atmosferico sembra quasi un problema nuovo che ha colto del tutto impreparati chi doveva intervenire con qualche iniziativa come si fa con gli avvisi per le nevicate.

Così, a iniziare dalle cause del fenomeno, si è ricominciato a dire, scrivere e vedere sciocchezze e cretinerie a non finire, con politici e amministratori più impegnati a cercare visibilità litigando, piuttosto che coordinarsi per cercare soluzioni sulla base di dati certi e sulle percentuali di responsabilità di chi crea le emissioni dannose e sugli effetti. Sui bambini e i vecchi, ad esempio, che muoiono di smog sono usciti numeri da peste bubbonica medievale, proprio mentre l’Istat invita ad aspettare prudentemente l’analisi di queste morti che in molti casi potrebbero dipendere da altre cause e concause. Vedi al riguardo l’intervista su Repubblica del 28/12 a pag.3 dove si afferma che un minimo di certezza non sarà disponibile prima di un paio d’anni. Non che il problema non sia serio, anzi, è serissimo, ma è sempre serio evitare il terrorismo e non speculare politicamente sui morti per sporche ragioni di bottega. Altra prova di pressapochismo spinto viene dalla determinazione su chi crea inquinamento e in che percentuale.

Lo scontro qui si è fatto titanico. C’è chi parla e scrive che i mezzi a motore sono colpevoli al 7-8% e chi si spinge fino all’80%. Incertezze e confusione massima anche per quanto riguarda le colpe attribuite al riscaldamento domestico (una caldaia su quattro pare sia fuori norma), all’industria in genere, ai bruciatori di rifiuti urbani, agli aerei, alle metropolitane, ai mezzi pubblici decrepiti, all’agricoltura, alle stalle, ai negozi con le porte chiuse, alle stufe e ai camini a legna e, quindi, anche alle pizzerie che di bruciare legna si fanno vanto.

Difficile non vedere posizioni brutalmente ideologiche e interessi di parte in certe affermazioni. Dove sta la verità?

Basta, per favore, perché è del tutto evidente che da dati di partenza errati non possono venire che soluzioni altrettanto errate o inefficienti. E basta, sempre per favore, con la TV che ormai ha come programmi preferiti i tubi di scappamento delle auto che fumano o i giornali che non conoscono la differenza, nelle foto che pubblicano, tra nebbia e smog.


Venendo ai possibili e urgenti provvedimenti che ogni centro decisionale, centrale o locale, ha messo in atto, il primo e più grosso difetto di cui si macchiano è che mancano di un minimo di coordinamento. Non ci vorrebbe invece molto per il Governo o per le Regioni stabilire regole vincolanti per tutti.

Per ridurre ad esempio la velocità autostradale a 120 km/h in certi tratti al determinarsi delle situazioni atmosferiche stabilite che lo richiedono, basta un cartello segnaletico luminoso. Meglio muoversi tutti un po’ più lentamente che restare fermi.

Meglio stabilire una data certa per togliere dalle strade, con l’aiuto di incentivi che poi tornano sotto forma di IVA, le auto con motore fino a Euro3. Si sente invece parlare di sciocchezze come nuove sanzioni con le telecamere (un’altra pioggia di Autovelox per fare cassa?) di scatola nera su queste auto, (un’altra dopo quella per l’assicurazione e a spese di chi?) Oppure di limiti di 30 km/h in città dimenticando l’impossibilità di controlli seri e che gli ingorghi che inevitabilmente si creerebbero dovunque, altro non provocherebbero che maggiori consumi e quindi maggiori emissioni.

Meglio definire con certezza l’ammontare dei fondi statali per il trasporto pubblico; un provvedimento del genere è fondamentale per aiutare i Comuni a incrementare e rinnovare i parchi di autobus e pullman del servizio urbano che cadono a pezzi, consumano come ubriachi e inquinano in proporzione. C’è il fondato sospetto che non siano i soldi a mancare, ma le reali priorità su come spenderli.

Basta anche con i provvedimenti spot e ideologici tanto inutili e punitivi per chi lavora, quanto irrilevanti nei risultati. In genere sono inventati da sindaci ed assessori che vogliono fare i fenomeni come se l’inquinamento potesse essere combattuto da soli o costretto entro i confini amministrativi del proprio comune. La loro visione è per forza di cose troppo limitata e spesso contraddittoria tra comune e comune confinanti a causa di diverso schieramento politico.

Tornando a parlare di rimedi strutturali il discorso di trasferire su rotaia il trasporto attualmente su gomma o sulle cosiddette “autostrade del mare” lo si sente fare da 30 e più anni, con risultati esattamente opposti, mentre i Tir di oggi consumano la metà di un tempo e mancano i controlli adeguati per le verifiche.


Quanto al car sharing che dovrebbe alleggerire il traffico e che ha il suo habitat naturale proprio nel traffico cittadino, non si capisce perché non dovrebbe essere di tipo esclusivamente elettrico. Con le auto con cui è attualmente attivo nella quasi totalità a motore termico, il suo contributo all’emissione di inquinanti è del tutto irrilevante.


Per concludere con una “realistica provocazione” di facilissima attuazione e sicura efficacia la Compagnia dell’Automobile propone che gli automobilisti concorrano per la loro parte a migliorare la qualità dell’aria, come del resto fa continuamente l’automobile con il suo costante progresso tecnologico.

Invece della già ventilata “tassa su chi inquina” e dato che ancora non si sa chi e in che proporzione, si istituisca un fondo specifico alimentato con 10 (dieci) euro versati da ogni acquirente di un’auto nuova e lo si destini, con la garanzia di personalità scientifiche di comprovato valore e indipendenza, a quei Centri di Ricerca ed Università che si impegnino sullo sviluppo delle tecnologie per il miglioramento delle combustioni, dei consumi, degli scarichi inquinanti.

Una prova di responsabilità civile e di serietà che in un paese da 2 milioni di immatricolazioni all’anno assicurerebbe risorse sicure e ben amministrate per sostanziali progressi sulla mobilità sostenibile. Al di fuori di interessi di parte e divergenze politiche.

A vantaggio di tutti.



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